Riporto qui un editoriale di Francesco Alberoni edito sul Corriere della Sera del 3 Novembre 2008.
“Nel 1968 gli studenti occupavano le università perché — dicevano — i nostri docenti non insegnano le cose importanti, ignorano le ingiustizie del mondo, il razzismo, la guerra del Viet Nam, ed allora saliamo noi in cattedra al loro posto.
Con l’occupazione possiamo coinvolgere nella grande mobilitazione rivoluzionaria i distratti, gli indifferenti e gli apatici. La maggior parte dei componenti del movimento studentesco erano marxisti, e si consideravano l’avanguardia della rivoluzione che avrebbe creato un mondo nuovo. Alla fine degli anni Settanta il movimento rivoluzionario era finito, ma gli studenti di sinistra hanno continuato la pratica di occupare la scuola all’inizio dell’anno per indirizzare politicamente i compagni. Quest’anno, con il decreto Gelmini, le occupazioni sono scattate come riflesso condizionato. Ma poi le cose sono cambiate.
Trovandosi a discutere fra di loro e con gli insegnanti, sulla scuola, sulle prospettive di lavoro, sulla crisi economica, partecipando o ascoltando i dibattiti alla televisione o sui blog — nonostante gli slogan e le formulette gridate — gli studenti hanno incominciato ad esaminare criticamente la scuola italiana e se stessi. È la prima volta che succede. Scoprono una università arretrata dove c’è clientelismo, professori che mettono in cattedra figli, amanti, compagni di partito e di confraternita. Dove i vincitori dei concorsi sono decisi anni prima. Dove c’è un numero assurdo di corsi di laurea: una immensa e costosa macchina erogatrice di stipendi e slegata dalla realtà produttiva.
E molti ragazzi, fuori o dentro i cortei di protesta, oscuramente percepiscono che ci vorrebbe una vera riforma che renda tutto più efficace ed efficiente: materie, insegnamento, ricerca, concorsi, laboratori, studi più rigorosi e preparazione al lavoro. Cose che, in realtà, non ci sono perché né loro, né i loro genitori, né i docenti, né i sindacati le hanno mai realmente volute. Comunque non si è mai presentata una occasione simile tanto per il governo come per l’opposizione di mettere rapidamente fine ai principali mali della scuola e della università. Basterebbe prendere alla lettera quello che gli studenti dicono di volere e darglielo. Una scuola pubblica seria e a pieno tempo, così smettono di gironzolare per le strade. Una università in cui fa carriera solo chi merita e dove insegna solo chi è veramente competente e capace. Anche voi, Rettori, prendeteli alla lettera, prima che cambino idea.”
DAVU
Mi trovo d’accordo… non credo che non ci debba essere nessuna riforma al sistema scolastico/universitario… ma credo che la riforma debba essere valida e non tagliare fondi a destra e a manca: un sistema già in crisi lo si aiuta alzandone la qualità, non tagliandogli i fondi.